Articolo precedente 𝐂𝐚𝐩𝐚𝐥𝐛𝐢𝐨: 𝐈𝐥 𝐂𝐮𝐨𝐫𝐞 𝐒𝐞𝐥𝐯𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐓𝐨𝐬𝐜𝐚𝐧𝐚 .C’è un punto dove la Toscana si fa Maremma e la Maremma si fa confine. Dove il profumo del cinghiale arrosto si mescola alla brezza salmastra del Tirreno, e le colline spuntano come dita d’ulivo tra la pianura. È qui che si nasconde Capalbio: non una cartolina, ma un racconto vissuto, autentico. Le mura medievali, doppie e arroccate, raccontano di epoche in cui la paura veniva dal mare e dai boschi. Dentro, vicoli stretti come confessioni al tramonto, case in pietra, rocche, affreschi dimenticati. Fu qui che D’Annunzio incise versi su una lapide: Capalbio non è mai stata spettatrice, ma campo di battaglia, rifugio di briganti, terra di malaria e redenzione. Sali al Castello, ti appoggi alla merlatura e guardi: campi arsi, vigne testarde, curve dolci cucite col vento. Lì, il Lago di Burano, disteso come una ferita blu. Il tempo galleggia. E poi c’è Pescia Fiorentina, minuscolo villaggio che custodisce il folle e visionario Giardino dei Tarocchi: giganti colorati, specchi che riflettono quello che sei, non quello che sembri. Capalbio è anche pane ammollato nel brodo, cinghiale in umido, olio verde smeraldo spremuto da ulivi contorti. È cene lunghe, storie di dogane, contrabbandieri e bonifiche. Puoi perderti tra le rovine del Castello di Capalbiaccio, o camminare fino alla Torre di Buranaccio, dove la Toscana si arrende al Lazio. Capalbio è frontiera, geografica ed esistenziale. Ti obbliga a rallentare e a ricordare che la vera bellezza è ruvida, imperfetta, difficile da spiegare. Ed è proprio per questo che la amerai. ——— #riccardofranchini_capalbio #riccardofranchini_maremma #riccardofranchini_viaggi #riccardofranchini_itinerari