Articolo precedente ๐๏ธ ๐๐ข๐ญ๐ข๐ ๐ฅ๐ข๐๐ง๐จ: ๐๐ ๐๐ข๐ญ๐ญ๐ฬ ๐๐๐จ๐ฅ๐ฉ๐ข๐ญ๐ ๐ง๐๐ฅ ๐๐ฎ๐๐จ, ๐๐จ๐ฏ๐ ๐ข๐ฅ ๐๐๐ฆ๐ฉ๐จ ๐๐๐ฌ๐ญ๐ข๐๐ ๐๐๐ง๐ญ๐จ. Cโรจ un momento, percorrendo la Maremmana che sale a zigzag dalla costa tirrenica verso lโentroterra toscano, in cui la strada si piega e si apre dโimprovviso su un miraggio scolpito nella pietra. Sembra che il mondo si fermi lรฌ, su quel ciglio di tufo dove le case si affacciano come ubriache di vertigine. ร Pitigliano. Un borgo che non si limita a esistere, ma che si aggrappa alla roccia con la stessa testardaggine con cui si aggrappa alla propria storia, alla memoria, alle leggende, ai silenzi. Pitigliano non รจ un luogo. ร un effetto collaterale del tempo, come le rughe su un volto che ha riso e pianto troppo. โธป ๐๐ ๐ฉ๐ข๐๐๐จ๐ฅ๐ ๐๐๐ซ๐ฎ๐ฌ๐๐ฅ๐๐ฆ๐ฆ๐ ร facile perdersi nei vicoli che odorano di muffa e miracoli, dove ogni gradino รจ una messa in scena. Qui, tra le ombre delle cantine scavate a mano, lโanima ebraica ha trovato rifugio secoli fa. I sefarditi, cacciati da altrove, si annidarono in questo angolo dimenticato dโItalia come una promessa non mantenuta. E Pitigliano li accolse, non come stranieri, ma come ingredienti di una stessa zuppa lenta. Cโรจ una sinagoga che resiste dal Cinquecento, intagliata nella roccia come una preghiera mai finita. E sotto, i resti quotidiani: il forno delle azzime, la macelleria kasher, il bagno rituale. Luoghi dove il sacro sโimpasta con il fango e il fumo, e la fede ha il sapore della fatica. โธป ๐๐ง๐ ๐๐จ๐ซ๐ญ๐๐ณ๐ณ๐ ๐ง๐๐ฅ ๐ฏ๐๐ง๐ญ๐จ Pitigliano รจ una cittร che ha resistito. Agli etruschi che la scolpirono nel tufo, ai conti Aldobrandeschi, agli Orsini, ai Medici che lโacquistarono come si acquista una sedia allโasta, e poi la dimenticarono in un angolo polveroso del Granducato. Le sue mura raccontano guerre senza gloria, assedi noiosi, trattative sporche. Il Palazzo Orsini, massiccio e austero, ti guarda dallโalto come un vecchio generale che sa di non aver vinto, ma nemmeno perso. ร stato castello, residenza, roccaforte, museo: oggi ospita le ossa di una civiltร che ha imparato a restare immobile mentre il mondo correva altrove. โธป ๐๐ ๐ฏ๐ข๐ฌ๐๐๐ซ๐ ๐๐๐ฅ ๐ญ๐ฎ๐๐จ Camminare a Pitigliano รจ come addentrarsi in un ventre caldo. Le vie cave, le misteriose incisioni etrusche, tagliano la roccia come vene. Non si sa davvero perchรฉ esistano, ma sembrano condurre lโuomo verso una comprensione piรน profonda della terra. Ti ci infili, e il silenzio ti assale. Lรฌ il sole non arriva, il telefono non prende, e la modernitร si ferma tremante, in attesa di permesso. Cโรจ qualcosa di viscerale qui. Le necropoli si affacciano dai burroni come denti spezzati. Le tombe, umide e nere, ti ricordano che la gloria รจ sempre stata un affare secondario. La morte, invece, รจ sempre stata seria. โธป ๐๐ฅ ๐๐ฎ๐จ๐๐จ ๐๐๐ฅ๐ฅโ๐ข๐ง๐ฏ๐๐ซ๐ง๐จ Il 19 marzo, Pitigliano prende fuoco. ร la Torciata di San Giuseppe, rituale arcaico dove un fantoccio dโinverno viene bruciato sotto gli occhi febbrili del paese. Cโรจ qualcosa di pagano, di ancestrale in quella danza di fiamme. Non รจ una festa. ร un esorcismo. Un grido. Una promessa che la primavera tornerร . Sempre. โธป ๐๐ฅ๐ฅ๐ ๐๐ข๐ง๐, ๐ข๐ฅ ๐ฌ๐ข๐ฅ๐๐ง๐ณ๐ข๐จ Pitigliano รจ per chi si siede sul bordo di una rupe e guarda le ombre allungarsi come dita. ร per chi sa che certe veritร non si leggono, si annusano. Per chi capisce che in certi posti non si viene per vedere, ma per essere visti. Perchรฉ Pitigliano, in fondo, ti osserva. Ti scruta. E se sei abbastanza paziente, ti racconta. Ma mai tutto. โโโ #riccardofranchini_pitigliano #riccardofranchini_maremma #riccardofranchini_toscana #riccardofranchini_viaggi